FLUSSO DI COLORI

di Marco Cingolani

Sono un pittore e considero la pittura non un mezzo tra i tanti ma lo scopo: il basic instinct dell'artista è cambiare la pittura. A cambiare i soggetti e le immagini ci pensa già la società, cambiare la pittura è difficile, per questo ci vuole l'artista. Così il Pittore diventa Associato di Dio nel mistero della creazione. Sapete, in pittura l'unica parte del corpo che conta davvero è il polso, lì si nasconde il mistero della creazione, che a volte può essere una carezza, oppure un pugno.
Ci sono momenti della giornata dove il polso si fa preciso ed irruento, altri dove è docile e dolce; quando è notte inoltrata il mio polso si arrende e lascia che finalmente la pittura si manifesti libera da ogni intenzione, da ogni volontà: finalmente ingiustificata. Il polso di Dany Vescovi è allenato. Ha confidenza estrema con la tela, a volte sin troppa complicità, ma quando finalmente si dimentica di dover dipingere, il suo polso fa innescare il meccanismo semplice della pittura. Quindi i segni e le campiture vengono mosse da un vento impetuoso che scompiglia le gerarchie, il colore attiva un altro colore, una forma sottolinea un'altra forma: finalmente la pittura attiva se stessa.
I quadri recenti di Dany Vescovi sono il luogo dove tutto si scioglie e si impasta e mi ricordano la Fantasia K.397 di Mozart, suonata con distillata enfasi da Glenn Gould; le note si rincorrono e si rilassano in continuazione, aprendo temi che mai chiudono, serrando su timbri eccentrici; scherzosa come una giga, solenne come una marcia, con il malinconico contrappunto delle note basse che fa precipitare la fantasia in un incubo e sono accarezzate dal polso del pittore.
Il lavoro di Vescovi ha sempre mostrato una forte tensione energetica, anche nei lavori più fermi e strutturati del recente passato, dove il rapporto con la fotografia era diretto e dichiarato. In quei quadri l'obbiettivo macro diventava lo strumento per sezionare l'immagine in particolari di realtà, sottolineando la possibilità della pittura di essere il prolungamento delle nostre facoltà sensoriali: il colore cangiante, lo sfumato, la sfocatura, rendevano possibile la sapiente ricreazione dell'immagine. Dany sottolinea sempre la sua scarsa attenzione al soggetto, eppure i suoi quadri ricordano chiaramente elementi naturali: interni di corpo, concrezioni minerali, pesci, foglie, petali, fiori, attraversati dal suo sguardo che scava e seziona. I fiori ricapitolano tutte le forme possibili, presentano e nascondono in sé tutti i colori: monocromi o screziati sfumati o trasparenti, tonali e timbrici. E soprattutto accolgono lo sguardo macro senza diventare un'altra cosa, rimangono fiori anche nel dettaglio più spinto, anzi il dettaglio macro di tutte le cose diventa un fiore.
Gli ultimi lavori di Vescovi continuano questo registro, ma la loro musica interiore si è sciolta in un fluido abbraccio di colori che non rappresentano la natura nel suo aspetto esteriore, ma nel suo farsi. Emblematico è il quadro corpo >Ag2CrO4 (cm 100 x 100) dove un flusso, un fiato, un vento di colori giocano a rincorrersi sulla tela: un'immagine sembra apparire, un volto sembra disfarsi, ma tutto senza intenzionalità, come se si fosse fatta da sola, emulsione diretta sulla tela. Recentemente con Dany abbiamo fatto un cambio quadri, ed ho l'onore di possedere una delle bellissime teste, lunari e psichedeliche che realizzava alcuni anni fa. Il quadro è giocato sui toni arancioni, usando come contrappunto il nero degli occhi con il rosso di una rosa allungata: quadro bellissimo che fa bella mostra nella mia camera da letto accanto ad uno Schifano, altro grandissimo artista italiano tutto di polso.

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