di Maurizio Sciaccaluga
Vescovi - paradossalmente, dato che per costruire i suoi pezzi muove da una figura tratta dalla realtà - presenta maggiori affinità con la grande stagione astratto-geometrica americana, con Neo-Geo, tanto per fare un esempio, piuttosto che con le composizioni di figure e sfondi, di primi piani e interni, che contraddistinguono l'italian-style odierno. Al centro della sua ricerca, infatti, ci sono la luce, il colore, le linee, le velature, ma non sono utilizzate per edificare una riproduzione della realtà, per dare vita a un mondo comunque simile all'originale. Sono trattate riflessivamente, in studi che si succedono uno all'altro come esperimenti, che hanno certamente una scusa e un pretesto di fondo - per Vescovi le forme dei fiori e quelle più elementari della vita animale, per Halley la schematizzazione dello sky-line e dei contatti d'una metropoli - ma che presentano come focus l'analisi delle variazioni della materia. Non importa se si tratti di gigli o di anemoni - come non interessa, nei pezzi di Halley, che quadrati e tratti siano i palazzi di New York e i suoi condotti sotterranei - ciò che conta è come, col muoversi delle forme, con l'incontrarsi delle superfici, cambino la trasparenza e gli spessori, il segno della definizione e la tonalità del fondo. Membro a tutti gli effetti della nuova figurazione, Vescovi si accompagna idealmente a Taaffe, a Dona, a Marcaccio, ai maestri dell'immaginazione astratta. Coi quali divide anche la passione per la terza dimensione, per la sperimentazione dei materiali con cui dipingere, per un disegno dalla pelle rugosa e palpabile, per uno spessore fisico (e non solo ideale) dell'olio e dell'immagine.